Originario del Nord Atlantico e Pacifico – in particolare Mare di Bering, Golfo dell’Alaska, Sea of Okhotsk e Kamčatka – il granchio reale è stato introdotto dagli scienziati sovietici tra il 1960 e il 1969 nel Mare di Barents, dove si è insediato con successo e ora costituisce una specie invasiva ben consolidata. È la più grande specie di crostaceo del suo genere: può raggiungere una larghezza del carapace fino a 28 cm, un’apertura delle zampe di 1,8 m e un peso massimo documentato di 12,7 kg, anche se gli esemplari medi pescati nel Mare di Bering pesano circa 2,9 kg .
La pesca avviene principalmente in Alaska e nel Mare di Bering, utilizzando “pots”, cioè nasse in rete/acciaio di circa 2 × 2 m, calate fino a 200–400 m di profondità e adagiate in file lunghe anche centinaia di esemplari, spesso cariche di esche come aringhe o merluzzi . Le normative statunitensi e norvegesi limitano la pesca ai soli maschi di taglia minima (es. maschi con carapace ≥ 13 cm in Norvegia e ≥ 7 inch/17,8 cm in Alaska), vietano lo svolgimento di ghost fishing grazie a pannelli di fuga e regolano stagioni e numero di pots per imbarcazione.
La carne del granchio reale è considerata eccellente per via della sua consistenza burrosa, dolcezza naturale e sapore pieno, caratteristiche acuite dalla vita in acque fredde (3–6 °C) che rallentano la crescita e concentrano i nutrienti. È ricco di proteine di qualità (circa 19 g per 100 g di polpa), contiene bassissimi grassi totali e valori elevati di acidi grassi omega‑3 (EPA e DHA), con un rapporto omega‑3/omega‑6 superiore a 3:1 . Anche le uova e le gonadi, specie nel Barents, risultano particolarmente nutrienti.